La Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento Europeo ha approvato la nuova direttiva europea per l’efficienza energetica degli immobili. I voti a favore sono stati 49, 18 i voti contrari e 6 le astensioni. Secondo questa proposta di legge gli edifici europei dovranno passare tutti alla classe energetica “E” entro il 2030 e alla classe “D” entro il 2033. L’obiettivo ultimo è quello di ridurre le emissioni gas europee rendendo il Continente climaticamente neutro entro il 2050. Il testo ha fatto molto discutere e dovrà compiere un lungo iter legislativo prima di essere approvato definitivamente. Tuttavia, è fondamentale prendere in considerazione sin da ora i possibili cambiamenti europei, soprattutto se si sta pensando di ristrutturare casa, o edifici d’altro genere, come per esempio degli uffici.
I punti fondamentali della Direttiva Casa Green
Le prime strutture che dovranno essere coinvolte nel processo di ristrutturazione energetica saranno quelle con le prestazioni energetiche più basse, vale a dire quelle che rientrano nelle classi “G” e “F”. Inizialmente, i primi edifici da ristrutturare saranno proprio quelli non residenziali come hotel e uffici. Gli uffici non residenziali dovranno rientrare almeno nella classe “F” entro il primo gennaio del 2027, per raggiungere la classe “E” entro il primo gennaio del 2033.
Nella nuova bozza del decreto sono state previste regole meno stringenti per i luoghi di culto e per strutture temporanee come stabilimenti balneari e uffici di cantiere.
è prevista l’esenzione dal provvedimento per:
- immobili collocati in aree vincolate o protette;
- edifici storici;
- unità residenziali abitate per meno di quattro mesi all’anno, che registrano consumi energetici inferiori al 25% dei consumi standard.
In questo contesto, un altro tema molto discusso è quello dell’abolizione delle caldaie obsolete. Sia i gruppi ambientalisti, che le imprese, hanno sottolineato la necessità di eliminare misure a sostegno dei sistemi di riscaldamento tradizionali, spingendo le famiglie europee alla scelta di caldaie di ultima generazione, al rinnovo degli infissi, o alla costruzione di cappotti termici isolanti. La richiesta viene soprattutto dall’EEB, l’European Enviromental Bureau, una rete ambientalista che unisce 180 associazioni di differenti paesi europei.
La particolarità dello scenario italiano
La realtà italiana ha delle particolarità rispetto allo scenario europeo, sulle quali è fondamentale riflettere. Basti solo pensare che l’85% degli italiani è il proprietario di una casa. Questa legge impatterebbe in modo diretto sulle tasche di buona parte dei cittadini italiani. L’impegno sarebbe spropositato sia da punto di vista economico finanziario, che tecnico e imprenditoriale. Gli italiani chiedono quindi maggiore flessibilità. Secondo l’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, attualmente il 74% delle abitazioni del Bel Paese non riescono a rientrare nella classe “D”. Grazie ai lavori eseguiti sulla scia del Superbonus e di altre detrazioni fiscali, si è registrato l’efficientamento energetico di circa 290.000 abitazioni, un numero rilevante, ma poco significativo se stimiamo che al momento occorrerebbe efficientare oltre 11 milioni di abitazioni in tutto il paese.
Secondo una classifica stilata dall’U.S. Green Building Council (USGBC), l’Italia è al nono posto nella classifica del 10 migliori Paesi al mondo per le certificazioni di edifici sostenibili rilasciate nel 2022.
Secondo l’eurodeputato irlandese Ciarán Cuffe, relatore per l’Europarlamento sulla nuova direttiva, il decreto lascerà molta flessibilità ai singoli stati, consentendo piani nazionali di ristrutturazione specifici a seconda del contesto. L’Europa verrà divisa idealmente in 4 differenti aree, con 4 differenti target di efficienza energetica, in modo tale da distribuire gli sforzi tra stati in modo proporzionato. Tuttavia, bisognerà ancora aspettare per conoscere l’esito di questa iniziativa.
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